“Parlind Prelashi (1971) nella sua produzione pittorica, fotografica e video si colgono tracce dei caratteri indennitari, dalle origini balcaniche , come nelle “scene da un matrimonio” di famiglia albanese, alle contaminazioni occidentali, non prive di aspetti che si nutrono delle relazioni umane coagulate nel recente trascorso italiano. Sin dalle opere esposte nella citata mostra Migranti, tra cui il video Con Titolo (6) del 2007, il rapporto tra i diversi medium espressivi ha costituito per Prelashi occasione di trasposizione in modalità differenti di un unico soggetto, dal video alla fotografia o alla pittura.
Già 2010 data la prima traduzione pittorica di un frame video, e il tema di Con Titolo (6) lo rappresenta su tele e su cartoni dal 2013 al 2016. Sul tema affrontato da Parlind Prelashi scrivevo: <Propone un video, che denomina Con Titolo (6) come tutti i suoi video che ironizzano sulle opere “ senza titolo, differenziandoli nella sequenza numerica. A una cena multiculturale tra amici, albanesi e fiorentini, anche se apparentemente uguali, avvolti nei colori della prima infanzia (celeste e rosa), dosati nelle tonalità di affreschi quattrocenteschi toscani, a poco a poco emergono i luoghi comuni, i cliché e i pregiudizi di ognuno sino a creare disagio nei rapporti reciproci. Una riflessione che invita alla moderazione del proprio ego e delle convenzioni per favorire il dialogo, a riconoscere le difficoltà degli immigrati che si trovano in un ambiente differente da quello delle proprie origini, un aspetto che trova il nostro Paese inesperto ancorché impreparato alla convivenza multietnica”
(4 artisti dall’esodo del paese delle aquile, in Migranti. Dal passato al presente: storie, volti, voci di Puglia, TorGraf, Galatina 2010).

Massimo Guastella

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“Dopo le sperimentazioni con il medium pittorico, Parlind Prelashi si accosta negli ultimi dieci anni alla video art e alla fotografia. Tuttavia le sue creazioni, per l’impianto delle composizioni e l’attenzione concessa al colore, tradiscono il passato da pittore. Prelashi si addentra nella tematica dell’autoritratto d’artista proponendo un video senza audio della durata di 5 minuti denominato Con Titolo 9. Questa scelta mira ad ironizzare sulle svariate opere Senza titolo, sottolineando provocatoriamente la possibilità di poter attingere ad un infinito repertorio di appellativi. Tutte le sue produzioni video, infatti, riportano dicitura Con titolo a cui viene accostata una numerazione progressiva per distinguere un’opera dall’altra. Il video in mostra vuole essere un omaggio ai più celebri autoritratti della storia dell’arte. E’ possibile riconoscere l’autoritratto di tre quarti di Antonello da Messina, scorgere il volto di Edvard Munch, la “bellezza della velocità” propugnata dai futuristi o la scomposizione della forma inneggiata dal cubismo. L’artista propone il suo volto in primo piano, iniziando con un’inquadratura contornata da una linea verde che diviene rossa, emulando un semaforo o un led acceso. L’autoritratto si moltiplica nei riquadri di una pellicola fotografica, retaggio di una tradizione sovrastata dalla tecnologia digitale. Con lo sguardo fisso verso l’obbiettivo, crea svariate situazioni attraverso la mimica facciale, aumentando la velocità in alcuni punti per poi rallentare e soffermarsi sui frame più significativi. D’origine albanese, Prelashi utilizza l’arte come mezzo di comunicazione universale per esprimere l’appartenenza ad una terra e ad una tradizione e al contempo
incoraggiare un’apertura verso tutte le culture possibili.”

Antonella Gallone

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E’ soprattutto il video, quindi, il medium espressivo più congeniale all’artista in questo suo ultimo periodo, che diventa una finestra-documento sul mondo contemporaneo. In Senza titolo 3 l’artista immortala un matrimonio albanese mettendo in luce, con giochi di montaggio, il contrasto tra la gioia per il lieto evento e la malinconia per la separazione dalle famiglie, ma anche il duro trapasso dalla tradizione a una modernità forzosa.”

Claudio Sozzi

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“Appartenenza ad una terra e ad una tradizione che non può significare chiusura, ma, al contrario, apertura a tutte le possibili appartenenze, come esemplarmente dimostrato dal video di Parlind Prelashi, in cui i riti propiziatori di un matrimonio tradizionale nord-albanese sono gioiosamente commentati, in un festoso omaggio alla pacifica convivenza tra i popoli, dalla musica colta e insieme popolare del serbo Goran Bregovic. L’esposizione, nel suo insieme, premetterà un’esauriente ricognizione nell’arte contemporanea balcanica.”

Emiliano Busselli

 

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Parlind dopo una lunga ricerca basa oggi la sua pittura scegliendo come oggetto primario per le sue opere non paesaggi,non personaggi, ma qualcosa che lo rende personalizzato, singolare, contemporaneo e originale. Il motorino. Il mezzo di tutti, il primo sogno di ogni ragazzino. Parlind però non fa di tutta l’erba un fascio, lui predilige e sceglie uno solo, lo storico vespino della Piaggio. La tela diventa palcoscenico, il vespino si esibisce non la sapiente regia di Parlind, diventa protagonista di circostanze di vite diverse. Con la manina violenta distende i colori a grandi e ripide pennellate, lasciando colare i colori rende la comparizione suggestiva e affascinante. Il vespino diventa così il comune passante. Tutto bagnato, il malcapitato in una giornata di pioggia improvvisa. A volte la tela rappresenta due o tre vespini insieme come amici che si fermano in una comune piazza o vicolo per scambiare due chiacchiere . Il vespino nei quadri di Parlind può e rappresenta qualsiasi cosa per il fruitore se si sofferma attentamente e si lascia trasportare in quella dimensione suggestiva, si ritrova ad osservare un amico vivente, capace d’amare, di contare, di soffrire, di farsi effusione d’amore ecc… Questo lascia intravedere il dipinto vespino di Parlind, che con padronanza pittorica di buon livello, e con il suo modo di usare il pennello con rapidità e larghe pennellate, rende l’opera quasi un abbozzo con il pregio di far rimanere il dipinto sempre vibrante, quindi rende l’opera festosa, per cui la tela si anima come un invito alla gioia di vivere.

Giuseppe Caselle

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“Vespa, Vespa e ancora Vespa! Banale, inserire la motoretta in tutti propri lavori? No, Parlind, in sella al suo vespino, idealizza i sogni di tutti i ragazzi, ergendo, sul palcoscenico della vita, il mezzo meccanico a protagonista.”

Rolly Vanja

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“Finally, the apparently innocuous and monotonous repetition of Prelashi’s vespas symbolize the silent passage of time, how reality itself maybe is unapproachable if not through the search of the immutable. These paintings talk of either a struggle, a vision or simply of a search for peace and tranquillity in an environment , which is not always hospitable. At the same time, however, the various colors dance in a light of sheer creation, art in motion almost. Violet, light blue, green, peach and red flow from their places into the eyes of the curious observer, through the streets of Florence giving those who have the pleasure of seeing them a calm sense of hope and retribution. There is a flow from one painting to the other, and although there
is not one definite theme, each work can stand alone or be seen on a continuum.”

Julie Ferrone

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“Infine, la ripetizione apparentemente innocua e monotona delle vespe di Prelashi simboleggia il paesaggio silenzioso del tempo, come la realtà stessa sia forse inavvicinabile se non attraverso la ricerca dell’immutabile.
Questi dipinti parlano di una lotta, di una visione o semplicemente di una ricerca di pace e tranquillità in un ambiente che non è sempre ospitale. Allo stesso tempo, tuttavia, i vari colori danzano in una luce di pura creazione, quasi in un movimento artistico. Viola, azzurro, verde e rosso scorrono dai loro luoghi agli occhi del curioso osservatore, per le strade di Firenze regalando a coloro che hanno il piacere di vederli un sereno senso di speranza e punizione. C’è un flusso da un dipinto all’altro e, anche se non esiste un tema preciso, ogni opera può essere isolata o essere vista in una,continuità.”

Julie Ferrone